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Quinta Settimana di Quaresima

Signore, vogliamo vedere Gesù. (Gv 12, 21)

«Coloro che hanno davvero sete di Dio, debbono sentirla sempre e dovunque, nell’ anima e nella carne, poiché Dio, come dà all’ anima il suo pane, cioè, la parola della verità, così dà anche alla carne ciò che le è necessario… Abbiano dunque, l’una e l’altra, sete di Dio, e nella loro molteplice fatica siano ristorate con un unico intervento di lui» (Commento al Salmo 62, 7). Nella scala gerarchica dei valori, e pertanto dei desideri, occorre saper collocare Dio al primo posto; bisogna imparare a disciplinare i propri desideri, perché – ammonisce più volte Agostino nei suoi sermoni – non avvenga di ripetere l’atteggiamento irrazionale dell’ avaro, che nell’ accumulo senza sosta dei beni è un assetato, condannato a non trovare già in questa vita né soddisfazione né godimento: la sua arsura è destinata a non esaurirsi!

La giusta sete per Dio

Ha avuto sete di te l’anima mia. Ci sono infatti alcuni che hanno sete, ma non di Dio. Chiunque vuole ottenere qualcosa brucia dal desiderio; tale desiderio è la sete dell’ anima. E vedete quanti desideri vi sono nel cuore degli uomini: uno desidera 1’oro, un altro desidera l’argento, un altro ancora desidera le proprietà, un altro l’eredità, un altro denari in abbondanza, un altro numerose greggi, un altro una casa grande, un altro la moglie, uno gli onori terreni e un altro ancora dei figli. Voi sapete di questi desideri e come essi sono nel cuore degli uomini. Tutti gli uomini ardono dal desiderio; ma quanto è difficile trovare uno che dica: Di te l’anima mia ha avuto sete! La gente ha sete del mondo e non si accorge di essere nel deserto, ove 1’anima dovrebbe aver sete di Dio.

Dobbiamo dunque aver sete della sapienza, dobbiamo aver sete della giustizia. E di ciò ci sazieremo, per quanto ne siamo capaci, al termine di questa vita, quando raggiungeremo ciò che Dio ci ha promesso, cioè l’uguaglianza con gli angeli. Gli angeli non provano la sete che proviamo noi, non provano la fame che noi conosciamo, ma sono sazi di verità, di luce, di sapienza immortale. Per questo sono beati. E dalla loro sede beata, cioè da quella città,la Gerusalemmeceleste, verso la quale noi ora siamo incamminati, essi attendono noi esuli. Hanno compassione di noi, e per ordine del Signore ci aiutano a tornare a quella patria che abbiamo con essi comune, per saziarci insieme con loro alla fonte di verità e di eternità che il Signore. ci ha preparata. Allo stato attuale, dunque, l’anima nostra ha sete. Ma di che cosa ha sete anche la nostra carne? Qual è anzi la sua sete in più modi sperimentata? Come alla nostra anima è promessa la beatitudine, così alla carne nostra è promessa la risurrezione. Sì, la risurrezione della carne ci è stata promessa. Ascoltate e imparate; e tenete a mente quale sia la speranza dei cristiani e per qual motivo noi siamo diventati cristiani. Non siamo infatti cristiani per cercare la felicità terrena che molti possiedono, anche i delinquenti e gli scellerati. Per un’ altra felicità noi siamo cristiani: per una felicità che otterremo quando sarà finita completamente la vicenda di questo mondo. Ebbene, sì, ci è promessa la risurrezione della carne: e il significato di tale risurrezione promessaci è che questa carne che ora noi portiamo alla fine risorgerà. Non vi sembri incredibile. Se Dio ci ha creati, quando non eravamo, non potrà ricomporre una carne che già esisteva?

Orbene, la risurrezione della carne che ci è promessa è tale che, pur risorgendo con la stessa carne che ora portiamo, la carne però non avrà più quella corruttibilità che ora possiede.

(dal Commento al Salmo 62, 5-7)

 

Per una breve meditazione…

Orsù, fratelli, fate vostra la mia avidità, partecipate con me a questo desiderio; amiamo insieme, insieme bruciamo per questa sete, insieme corriamo alla fonte di ogni conoscenza. Presso Dio c’è la fonte della vita, una fonte inesauribile, nella luce di lui c’è una luce che non si oscurerà mai. Desidera questa luce, questa fonte; una luce che i tuoi occhi non hanno mai conosciuto; vedendo questa luce l’occhio interiore si aguzza, bevendo a questa fonte la sete interiore diventa più ardente.

(dal Commento al Salmo 41, 2)