Oltre all’elegante e svettante campanile e alla originale cupola è da rilevare la suggestiva attrattiva del portale di autore in marmo vicentino del ‘400.
Nel 1611 un bravo artista (pittore, disegnatore e intagliatore) Domenico Malpiedi di San Ginesio decorò la cappella – abside (non conservata) e il chiostro, di cui rimangono le lunette che sarebbe giusto restaurare.
All’inizio del 1900 fu decorata tutta la chiesa con i bellissimi affreschi dell’abside del pittore Orazi di Camerino (uno dei primi pittori – fotografi), e del pittore Francesco Ferranti di Tolentino (dove si ammira la fastosa cappella del Sacramento nella Basilica di S.Nicola).
il Ferranti decorò tutta intera la chiesa con le colonne, le paraste marmorizzate e i medaglioni di santi agostiniani.
Notevoli le due pale di altare dedicate a San Nicola in cui  viene posta in risalto la vocazione agostiniana del Beato Antonio da ragazzo, invitato dai genitori ad imitarlo, e l’altra, di fronte, della maestosa Beata Vergine della cintura con Sant’Agostino e Santa Monica.
Venendo ai nostri giorni, l’opera d’arte d’indiscusso valore ed eleganza unita a perfetta armonia delle forme è la nuova cappella del Beato Antonio realizzata nel 1996 per opera dell’architetto Marcolini e dell’ingegnere Treggiari, della fine ed appassionata esecuzione della ditta Lupi, ma soprattutto della tenace volontà e profonda intuizione del Padre Agostino Vita che riuscì a portarla a compimento.
La città di Amandola può così mostrare ai visitatori un vero gioiello d’arte contemporanea.
Nella cappella, incastonato nella parete dietro l’elegantissimo altare c’è da notare la pregevole opera d’arte rappresentata dal Tabernacolo per la custodia del SS.mo Sacramento. L’opera è dello stesso scultore sacerdotale agostiniano di Castelfidardo Padre Stefano Pigini, deceduto agli inizi del secolo attuale, discepolo del famoso scultore Pericle Fazzini (autore del pannello scultoreo della resurrezione nella sala delle udienze in Vaticano). L’autore ha voluto genialmente presentare il Tabernacolo come la custodia del più grande tesoro della chiesa: l’Eucarestia. Ha realizzato perciò un’ elegante forziere dorato con la porticina rappresentata da una pagnotta argentata, segnata, come un tempo si usava per il pane, dalla croce.
il disegno dei tre cerchi consecutivi, che decora l’altare della cappella, vuole rappresentare il mistero della Trinità . Il Padre è la prima persona, ingenerata, che genera la seconda, il Figlio. Il Figlio è la seconda Persona che è generata dalla prima, la terza Persona è lo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio ed è l’amore che li unisce. Ogni persona quindi viene rappresentata da un cerchio che a sua volta genera l’altro con un movimento infinito.
Dello stesso padre Pigini è il disegno geniale dell’altare e degli amboni del presbiterio nella chiesa grande, fatti nel 1967, con cinque sue pregevoli sculture in bronzo.
Il nuovo altare maggiore, fatto da Padre Stefano, rivolto verso il popolo, poggia su una base cruciforme, decorata sulla parte frontale da due bassorilievi in bronzo raffiguranti due angeli. nell’impegno pressochè esclusivo del marmo rosa, l’autore si accorda al contesto settecentesco e , allo stesso tempo, se ne distacca tramite l’adozione di un disegno geometrico e l’inserimento delle sculture.
Il tabernacolo, incastonato nell’altare, è  in bronzo dorato molto ricco e fantasioso: un’ostia grande rappresenta la porticina con un’altra ostia i cui contorni sono la Corona di spine. Al centro una corposa croce ben piantata tra due rocce
Ai lati del Tabernacolo  ci sono due Serafini in adorazione, dal panneggio decoratissimo.
Agli amboni, semplici ma molto funzionali, il disegno adottato è lo stesso,due figure ben stagliate: il profeta Isaia a destra, con sotto braccio una pergamena srotolata e con il braccio destro monco per indicare, forse, la verità solo annunciata e la salvezza promessa; all’ambone del Vangelo(al sinistra) Gesù Maestro maestoso, che tiene con una mano il Vangelo e con la destra che annuncia la Verità .