Beato Antonio da Amandola

agostiniano, sacerdote

 

Nacque in Amandola il 17 gennaio 1355. Ammiratore di San Nicola da Tolentino, entrò giovanissimo nell’Ordine Agostiniano ove si distinse per umiltà, penitenza, preghiera e zelo apostolico.

Fu per 12 anni sacrista a Tolentino e per un altro periodo in Puglia a predicare.

Ricostruì il convento e la Chiesa di Amandola, fondò una Confraternita, tutt’ora fiorente.

Morì in Amandola il 25 gennaio 1450.

Il suo culto fu approvato da Clemente XIII nel 1579.

Le sue spoglie sono venerate in Amandola, dove è festeggiato nella novena dal 16 al 25 gennaio e nella domenica successiva al ferragosto.

Nell’ordine Agostiniano si fa memoria liturgica il 29 gennaio.

Servizio sulla Festa del Beato Antonio

Stiamo parlando del Cippo di legno su cui il Beato Antonio, nelle tante notti passate nella sua stanza all’interno del Convento Agostiniano, era solito poggiare il capo per potersi addormentare. Era solito riposarsi su di un letto fatto di tavole in legno e paglia, coprirsi con una coperta in pelle di capra ed utilizzare un masso di pietra come cuscino; era questa una delle tante penitenze al quale il Beato sottoponeva il suo corpo per raggiungere la più completa comunione con Dio.

Non furono rare le notti in completa veglia e meditazione che passò all’interno del Santuario o della sua stanza, accompagnato dalle tante estasi ma anche dalle molte tentazioni del Demonio, che si faceva sentire presente non solo spiritualmente ma anche fisicamente, percuotendo il nostro Santo per allontanarlo da quella fede che lui tanto amava.

In vecchiaia, però, sotto consiglio dei suoi confratelli decise di sostituire il masso in cui era solito riposare con un cippo di legno, che lo accompagnò fino alla fine del suo viaggio terreno.

Dopo la sua morte, il corpo del Beato e soprattutto il suo cippo furono meta di pellegrinaggi e forte fede religiosa al punto tale, che la gente staccava piccoli pezzi di questo santo legno per miscelarlo all’interno delle loro anfore d’acqua e, voglia il caso o no, tale acqua diventava medicina portentosa e miracolosa per i molti malanni dell’epoca; si diceva che tale acqua riuscisse a guarire dai calcoli renali e dalla peste.

Quando però tale pratica diventò consueta si volle correre ai ripari ed evitare che la santa reliquia, a furia di essere erosa, scomparisse nel giro di pochi anni.

Qui intervennero i frati Agostiniani che, preso il cippo, lo nascosero nel Convento dove, gelosamente custodito e protetto, è giunto fino ai giorni nostri.

Adesso è tornato alla luce e l’intenzione della Comunità Agostiniana amandolese è di esporre tale reliquia di nuovo al pubblico, come segno forte della presenza ancora viva del Beato Antonio in mezzo a noi.

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