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Settimana Santa – Martedì

Cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22, 41-42)

Agostino espone uno dei temi costitutivi del suo pensiero teologico e spirituale: l’umiltà di Cristo, fondamento a sua volta dell’umiltà dei cristiani. Ancor prima di considerarla una virtù morale che indica semplicità, modestia e consapevolezza dei propri limiti, l’umiltà è una categoria teologica relativa al progetto di salvezza di Dio. Il Figlio di Dio è umile in quanto diviene uomo: «Tutta la vita di Cristo, Dio e Creatore, è intessuta di umiltà, è basata sull’umiltà, al punto che Paolo riassume tutta l’Incarnazione redentrice nell’annientamento e nell’ubbidienza. L’umiltà di Gesù è certamente assoluta, ma in un altro senso: si fonda sulla convinzione di aver ricevuto tutto dal Padre» (J. Galot). «Non fu certamente il peccato a rendere Cristo umile, ma la carità» (La verginità consacrata 37.3 8). Per il cristiano, pertanto, l’umiltà si presenta come la condizione indispensabile per seguire Cristo e per divenire una degna dimora di Dio. Solo l’umiltà conferisce forza al cristiano, come già ha saputo dimostrare Cristo: ecco il cuore dell’esposizione esegetica di Agostino.

 

Aspira a cose sublimi

 

Nessuna cosa è più cara a Dio di colui che è l’immagine di Dio. Iddio ha posto tutto al di sotto dell’uomo, e l’uomo al di sotto di sé. Vuoi che sia sotto di te tutto ciò che Dio ha fatto? Sii tu sotto di Dio. Sarebbe grande impudenza che tu pretenda che le creature inferiori stiano sotto di te e intanto tu non riconosci sopra di te colui che le ha create. Dio dunque ha disposto quel che ha creato ponendo sotto di sé colui che è sua immagine e tutto il resto sotto di questa. Accogli lui e ti innalzerai sull’umano. Anche Cristo fu disprezzato.

Lui al quale vien detto: In te mi rifugio, è venuto ad esser disprezzato per te, e ti ha redento proprio perché disprezzato.

Tu non saresti salvato, se egli non fosse stato disprezzato. Disprezzato in che senso? Perché ha preso la veste di servo, la tua stessa forma. Altro era infatti quel che si nascondeva, altro quel che si vedeva. Si nascondeva Dio, si vedeva l’uomo.

Così l’uomo fu disprezzato, ma da Dio fu glorificato.

Tutto dunque, egli che per noi si fece via, tutto ciò che gli uomini quaggiù ambiscono come qualcosa di grande, egli lo rifiutò; egli che tutto aveva, a cui apparteneva il cielo e la terra, per mezzo del quale erano stati fatti il cielo e la terra, al quale nei cieli e nel più alto dei cieli servivano gli angeli, egli che fugava i demoni, che scacciava le febbri, che apriva gli orecchi ai sordi e gli occhi ai ciechi, che comandava al mare, ai venti e alle tempeste, che risuscitava i morti. Egli tanto poteva, eppure contro di lui tanto poté colui che egli aveva creato. Benché creatore dell’uomo, si sottomise all’uomo, quando apparve come uomo per liberare l’uomo. Si sottomise all’uomo, ma nelle vesti di uomo, nascondendo la divinità; manifestatosi come uomo, come uomo fu disprezzato, riconosciuto più tardi come Dio; ma riconosciuto proprio perché prima era stato disprezzato. E anche a te non volle dare la gloria, se non dopo averti insegnato l’umiltà.

Ogni uomo desidera cose sublimi. Ma sulla terra che c’è di sublime? Se dunque desideri cose sublimi, il cielo desidera, le cose celesti desidera, desidera le cose sopracelesti. Brama di essere concittadino degli angeli, anela verso quella città, verso di essa sospira, là dove non perderai l’amico e non dovrai soffrire il nemico, dove non troverai nessuno liberato, perché da quaggiù nessuno vi può portare il suo schiavo.

Quella infatti è città eterna, dove nessuno nasce, nessuno muore, dove è perpetua e perfetta sanità, perché la sanità si chiama immortalità. Se tu brami di essere lassù, veramente aspiri a cose sublimi. Questo è il dove; ma considera anche il come. Perché non c’è nessuno che non brami di essere concittadino degli angeli, di godere in Dio, di Dio, sotto Dio, di restare per sempre, di non essere afflitto da nessuna piaga, raggiunto da nessuna vecchiezza, debilitato da nessuna stanchezza, consumato da nessuna malattia e da nessuna morte. Grande cosa, sublime cosa, desiderabile cosa. Tu desideri arrivarci; ma guarda per dove ci si arriva.

(dal Discorso 20/A, 2-7.8)

 

Per una breve meditazione:

 

Dio china a noi il suo orecchio. Egli è in alto, noi in basso. Egli è sulla vetta, noi nella miseria; ma non siamo abbandonati.

(dal Commento al Salmo 85, 2)


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